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Festa della Liberazione 2020 - Augurio del Dirigente alla Comunità scolastica

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Probabilmente questa è la prima Festa della Liberazione che passeremo a casa dal dopoguerra.

Ma sarebbe molto rischioso paragonare l’agognata Libertà alla fine del più grande conflitto mondiale con la libertà cui oggi aneliamo. Cambia infatti l’iniziale: una maiuscola l’altra minuscola. Allora fu  la conquista della democrazia, il superamento delle dittature, la proclamazione dei diritti dell’uomo; oggi è il desiderio di uscire di casa, di poter respirare in un parco, di riabbracciare parenti vicini e lontani, di portare un fiore su una tomba appena tumulata.

C’è del dramma in questo, senza dubbio, ma non è paragonabile a quello della guerra, dei milioni di morti nei campi di battaglia, delle città bombardate, dei lager nazisti. Certo ogni Vita ha pari valore, ogni morte pari dolore.

Stiamo rinunciando alla libertà per misure precauzionali al fine di abbattere il contagio, ma abbiamo ancora intatta la Libertà civile, di pensiero, di opinione, politica, religiosa. Questa passeggera limitazione alla libertà è per una buona causa, la privazione della Libertà della guerra era invece imposta da regimi che hanno toccato il fondo dell’ umana abiezione: la privazione del diritto di Vivere.

Farei tesoro quindi oggi più che mai della Liberazione e della Festa che giustamente ce la fa ricordare dal Decreto del 1946 su proposta del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 Aprile è dichiarato festa nazionale.»

Celebrazione ancor più sentita oggi che ci sentiamo un po’ “in gabbia”, ma non in una fredda prigione; oggi che facciamo la spesa a turno e con la mascherina, ma non privati di un tozzo di pane; oggi che ci lamentiamo di non poter attraversare un confine, ma non dobbiamo difenderlo con la nostra vita.

E dopo questa fase di “ridotta libertà” ci attende una ricostruzione. Ma non quella di case, piazze e intere città, scuole e ospedali, ma quella di un nuovo modus vivendi in cui dovremo fare i conti con la riscoperta di ciò che è davvero essenziale e la presa di coscienza di ciò che è obiettivamente superfluo. Riapriranno negozi e ristoranti, musei e spiagge, fabbriche e scuole, ma occorrerà molta saggezza da parte di ognuno per un cambiamento indispensabile se non vogliamo incorrere in errori che sarebbero più fatali della guerra stessa e di una severa pandemia messe insieme.

Seppelliremo mestamente le odierne vittime sapendo che non ci sono singole responsabilità ma piuttosto abitudini globalizzate, lacune nazionali e vizi sociali. Celebreremo con i dovuti onori tanti eroi caduti nel silenzio di una corsia d’ospedale per difendere la salute dei propri simili, non da un mitra ma da un virus estremamente contagioso e subdolo.

Riflettiamo quindi sulla Libertà vera, quella che ancora possediamo grazie ai nostri padri, nonni e bisnonni. Chiediamo a chi ancora sopravvive come fu gettare la gioventù in una trincea, fuggire con donne, anziani e bambini in un rifugio antiaereo, schivare una granata nel cortile, lasciare le proprie case per essere deportati all’inferno sulla terra, strappare un giorno di respiro ad una guerra nera. Questo fu la Seconda Guerra Mondiale per l’ Italia, dal 10 Giugno 1940 al 25 Aprile 1945, in una graduale spirale di privazioni inimmaginabili e annientamento di vite spezzate.

Allora si decretò libera Milano, Bologna, Genova, Venezia, l’Italia tutta fu liberata dalla guerra e dalla dittatura grazie alle operazioni degli Alleati, alla Resistenza, ai Partigiani, in quel teatro della guerra civile fatto anche di contraddizioni che solo la Storia può preservare senza giudizi affrettati.

Non paragoniamo quindi questa attesa liberazione dal virus a quella Liberazione Nazionale e Civile postbellica: sarebbe un insulto alla Storia e ai nostri avi.

Piuttosto che questo frangente di parziale limitazione personale offra lo spunto per meditare ancora più sul valore della Libertà, della Democrazia, della Vita intesa come diritto imprescindibile da difendere sempre, senza bandiere né preconcetti di alcun tipo: la vera prigionia fu ben altra cosa. Apprezziamo la Salute e adottiamo regole elementari per proteggerla sempre, dai bambini agli anziani, migliorando abitudini di vita spesso sottovalutate nella loro portata a lungo termine.

Contribuiamo a quella imminente ripresa delle attività che tutti ci auguriamo e che simboleggiano la Libertà, ma con sempre maggiore coscienza civile e sociale, accresciuta sicuramente da impegni virtuosi di solidarietà diffusi da moltissimi enti a livello locale, nazionale  e internazionale, pre-occupandoci di gettare le basi strutturali per un lavoro equo e solidale, per consumi razionali e sostenibili, per una produzione proporzionata e senza sprechi, per una Istruzione che sta conoscendo nuove modalità che vanno apprezzate con apertura, tolleranza e lungimiranza.

Allora la Festa della Liberazione sarà davvero doppiamente valorizzata e festeggiata: il tesoro prezioso della nostra memoria civile si incarna anche in una liberazione dai nostri preconcetti, in un affrancamento da illusioni e abitudini necessario per superare il momento attuale, nello slancio verso un radicale rinnovamento della società in cui viviamo.

Sarà una Libertà con la doppia maiuscola.

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